Un modo nuovo (antico) di fare viticoltura
Nelle zone europee di coltivazione della vite (soprattutto Francia e Spagna) il modo di coltivare è rimasto, giustamente, ancorato ad un antico sistema di origine greca la vite ad alberello. L'alberello è caratterizzato in generale da un limitato sviluppo sia in altezza sia in volume, perciò si presta all'adozione con sesti di impianto stretti. Per il ridotto sviluppo, l'illuminazione non rappresenta, infatti, un fattore limitante, perciò in assenza di meccanizzazione e in condizioni di fertilità si adottavano anche sesti in quadrato piuttosto stretti, da 90x90 a 100x100 (in cm), o anche irregolari, in ogni modo con densità di impianto dell'ordine di 10.000 viti ad ettaro o più. La distanza fra le viti era condizionata soprattutto dal metodo di lavorazione: i sesti stretti si adattavano alla lavorazione integralmente manuale o con il ricorso alla trazione animale con l'uso del cavallo o dell'asino, mentre sesti più larghi erano necessari con la trazione animale con l'uso di una coppia di buoi. Condizioni sfavorevoli di disponibilità idrica o nutrizionale rendevano eventualmente consigliabile l'ampliamento del sesto d'impianto e la riduzione della densità. Come è facile inture la meccanizzazione in Italia è stata la mannaia per questa forma di allevamento. In parole povere in Francia oggi abbiamo attrezzatura meccanica piccola adattata a sesti stretti mentre in Italia abbiamo allargato i vigneti nelle forma a spalliera (Guyot, Cordoni, etc.) per far passare i trattori della F.I.A.T.. Allargare i vigneti ha significato ricorrere ad input sempre maggiori, concimazione, trattamenti fitosanitari , irrigazione per far produrre alle vigne e al singolo ceppo sempre di più. Coltivare ad alberello significa invece risparmiare su input e macchine e investire sulle persone, coltivare ad alberello come fanno i nostri cugini d'oltralpe è una scelta ecologica e rispettosa dell'ambiente. Non si può altresì, sottovalutare che coltivare ad alberello significa anche aumentare la qualità delle uve infatti, ogni singolo ceppo con questo metodo produrrà meno grappoli ma con caratteristiche organolettiche migliori.
Ma quale vitigno piantare? AKA la scelta varietale.
Grande cruccio di tutti i viticoltori, seguo il disciplinare? Respiro internazionale? Only locals? Il nostro approccio è il vigneto in popolazione, tecnica antica quanto il rapporto di simbiosi tra la vite e l'uomo. Coltivare tanti vitigni differenti in un unico vigneto. Aumentare la biodiversità aiuta a essere più protetti nei confronti del cambiamento climatico, riusciamo a collezionare diverse espressioni del DNA di Vitis vinifera, ci permette di sperimentare, di lasciare il blend (l'uvaggio) nelle mani della "selezione" territoriale. Sicuramente è più complicato delle distese monovarietali ma la legge Universale tenderà sempre all'entropia massima.