Il luppolo selvatico (Humulus lupulus L.) in Italia prospera in molte regioni del "Bel Paese". Le piante vegetano naturalmente su siepi, lungo le sponde dei fiumi, si arrampicano su alberi, pali dell'elettricità o sui pali del telefono nelle campagne. Tra i primi sperimentatori della coltivazione del luppolo in Italia troviamo l'agronomo Gaetano Pasqui (prima) nei territori emiliano-romagnoli e l'imprenditore Militone Moretti (poi) in territorio umbro, tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. Sul finire del secolo scorso poi, fu la volta della sperimentaione scientifica sul territorio nazionale, come ad esempio i lavori di alcuni ricercatori dell'Università dgli Studi della Tuscia che riportano promettenti risultati sugli aspetti produttivi e qualitativi del luppolo ottenuti dalle primissime prove in pieno campo nel Lazio settentrionale. Tuttavia, il luppolo non ebbe fortuna in una nazione vocata alla produzione di vino, la sua coltivazione non ebbe mai un vero e proprio successo. Nei primi anni 2000 in Italia nacque un movimento birraio nuovo di pochi e piccoli produttori (oggi sono circa mille) di birra artigianale, terreno fertile per incoraggiare nuovamente la coltivazione del luppolo.
Dati del 2020, ci dicono che circa 52 ha sono coltivati da 109 aziende agricole per la produzione di luppolo in Italia, con una superficie media di 0,5 ha (innovaluppolo). Una quota molto ampia delle aziende agricole (quasi il 57%), è situata nel nord Italia, il 35% nelle regioni centrali e appena l'8% nel sud Italia isole comprese. Questi dati forniscono una incoraggiante nota della diffusione del luppolo in Italia, da informazioni sul "campo" e frammentarie si può pensare che gli ettari coltivati siano in realà intorno al centinaio.
Nonostante questo rinascimento della coltivazione e le incoraggianti produzioni che si attestano intorno a 1-2 t/ha di coni essiccati vendibili a prezzi da 7,00 €/kg fino a 18,00 €/kg, la filiera italiana del luppolo cerca ancora di svilupparsi, soprattutto a causa di un importante gap conoscitivo che siamo impegnati a colmare con la nostra Mission professionale.
Il nostro studio offre, infatti, un servizio di consulenza a 360° (dal campo al bicchiere) per poter affacciarsi e ottimizzare la coltivazione di luppolo presso la propria azienda agricola. Attività svolta tramite monitoraggio delle produzioni e delle caratteristiche pedoclimatiche dei campi, attraverso il tutoraggio sulle migliori tecniche agronomiche di coltivazione, conservazione e rigenerazione da adottare. Inoltre siamo attivi sull’attività di trasformazione delle materie grezze in materie prime agricole, sulla consulenza per la trasformazione brassicola, prelievo campioni per analisi, consulenza per la certificazione dei prodotti, produzione di documenti di business strategy per portare l’azienda a livelli produttivi e di mercato eccellenti ma anche sul tutoraggio negli investimenti sul settore agricolo per l'acquisto dei fattori produttivi agricoli (piantine, attrezzature, macchianari, concimi, prodotti fitosanitari, etc.).
Se avete pensato di investire in agricoltura e su luppolo e birra siete nel posto giusto saremo lieti di rispondere alle vostre richieste.
Ci piace però, prima di tutto, informare i nostri potenziali clienti, sulle due essenziali chiavi d'investimento che possono dare risultati felici nel panorama agricolo italiano:
- La coltivazione intensiva del luppolo
Questa prima tipologia di investimento si rivolge ad aziende che gestiscono importanti superfici agricole e che possiedono un altrettanto importante Know-How agronomico, sono aziende che vogliono coltivare luppolo, raccoglierlo, essiccarlo e imballarlo per poi posizionarsi sul mercato all'ingrosso. Parliamo di un investimento cospicuo su una superficie di almeno 8-10 ha e con la dotazione di un centro aziendale per la raccolta e prima trasformazione del prodotto. Una missione importante ma non impossibile per la quale siamo pronti a dare il nostro supporto tecnico. Le tabelle qui sotto possono aiutarci a capire i volumi di investimento e conseguenti di affari generabili.
- Il luppolo per la trasformazione aziendale
Stesso campo da gioco ma sport diverso, è la definizione più adatta per questa seconda chiave d'investimento su luppolo. Parliamo infatti di inserire in una struttura aziendale, sicuramente più piccola della precedente, diverse principali attività:
- coltivazione e prima trasformazione del luppolo,
- produzione di birra aziendale.
Ci rivolgiamo, in questo caso, ad aziende che vogliano arrivare al prodotto finito (birra agricola e artigianale) e, con questo, direttamente al consumatore. Se da un lato i livelli d'investimento sono notevolmente più bassi, è innegabile che il grado di complessità di questo investimento si fa importante. L'azienda che sceglie questa chiave deve immaginare di coltivare, mediamente, 2-3 ha di seminativi in avvicendamento e rotazione colturale con orzo da inviare ai maltifici. Gestire un luppoleto da 0,1 - 0,5 ha di superficie con le essenziali macchine per lavorazioni, raccolta e prima trasformazione. Avventurarsi nella produzione brassicola conto terzi ovvero in proprio con un birrificio. Per poi da ultimo, ma non per importanza, avviare una ottima promozione per posizionarsi sul mercato al dettaglio del propio elemento distintivo la
birra agricola prodotta con metodo artigianale.
Anche in questo caso il nostro studio è pronto a supportare gli imprenditori "innamorati" di questa romantica attività di "distillazione" del proprio territorio nel bicchiere di birra. Ma parliamo di numeri con le nostre consuete tabelle.
Tutti i valori economici fin qui presentati hanno mero scopo divulgativo.